Il bello dell’Europa/Alla ricerca di un sentimento comune
Un mese fa si è tenuta a Bruxelles una “tre giorni” intitolata “Costruire l’Europa con i consiglieri locali”. Per chi gestisce i Comuni è stata un’occasione da non perdere e in Molise l’unica a non perderla è stata – manco a dirlo – una donna, la vice sindaca di Torella del Sannio, Nicoletta Di Placido. Tanto di cappello.
Scopo della Convention: far conoscere meglio le istituzioni europee, i suoi meccanismi decisionali, la gestione della cosa pubblica e anche l’impulso a creare una vera e propria opinione pubblica europea. Siamo dinanzi a elezioni terribilmente decisive. Il motto “e pluribus unum” ci ricorda che la nostra storia e il nostro unico destino è l’Europa e dunque dovremmo provare verso di lei sentimenti di appartenenza.
L’identità nazionale non si discute, tutti i Paesi ne sono orgogliosi, Non altrettanto verso l’Unione Europea, dai sovranisti ai “No Euro” fino alla Brexit. Poi però se ci capita di trovarci in altre parti del globo e scopriamo assetti sociali inesistenti dalle nostre parti, ecco che scatta un certo orgoglio europeo.
Si pensi al nostro tasso di democrazia che non si trova altrove, al welfare gratuito, al Recovery Fund, al PNRR, all’Erasmus, a Schengen, alla moneta comune e ai vari aiuti dispensati a zone critiche.
Insomma, per sapere cos’è l’Europa bisogna guardarla da fuori.
Qualche tempo fa, Nicola Lagioia, ospite di Radio 3 (la migliore rete d’Italia) pose agli ascoltatori proprio il quesito: “Cos’è l’Europa? Giunsero decine di risposte bellissime. Vale perciò riportarne alcune.
“L’Europa è rappresentata dalle sue piazze e da un’idea di socialità unica”; “E’ l’invenzione dell’individuo e dell’intangibilità della vita umana”; “E’ la scoperta della modernità”; ”E’ la capacità di risollevarsi da immani tragedie”. “E’ l’unità dei campanili, simbolo di festa e solennità anche per i laici”; ”E’ l’Erasmus che mescola ragazzi provenienti da tanti Paesi”; “E’ il doppio fondo del Mediterraneo, culla o tomba della civiltà”.
Conclusione di Lagioia: “L’Unione deve battere all’unisono con un cuore più grande se non vuole diventare un colosso che frana”.
L’unisono e il cuore grande scarseggiano, ma ne riparleremo.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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