Patriciello superstar/La favola di un perpetuo strabismo politico
La rielezione di Patriciello a Strasburgo certifica per la quinta volta l’imbattibile abilità di un campione della furbocrazia italiana. Aldo è per i molisani l’Habemus Papam che si dà lustro ogni lustro.
Non è un uomo della provvidenza ma il suo prestigio di facoltoso tycoon e di europarlamentare a vita, gli assicurano potere e interessi pubblici e privati.
Dunque tanto di cappello ad Aldo Superstar, ultra votato per puro orgoglio di conterraneità prescindendo da ogni valutazione politica.
Opportunamente Pasquale Damiani scrive che “i voti di Patriciello sono personali”. Mentre il presidente Roberti parla di “grande orgoglio per il Molise”, aggiungendo che: “ancora una volta ci rappresenterà al meglio”.
Precisiamo allora che tra voti personali e impersonali c’è una forte differenza, nel senso che i primi sono legati principalmente ad amicizie, clientele, favori, ecc. mentre i secondi sono in generale dettati da trend valoriali e convinzioni politiche.
Quanto poi al fattore “rappresentanza”, Roberti dovrebbe sapere che trattasi di un potere praticamente simbolico, onorario perfino folkloristico. Esempio: Patriciello che consegna alla presidente Metsola la campanella fusa ad Agnone o che organizza una scampagnata di giornalisti molisani a Strasburgo.
Dunque basta con le sbobbe identitarie e l’ingannevole strabismo politico che copre il lato oscuro di una triste realtà: Aldo Patriciello è entrato, con altri sette leghisti, a far parte del gruppo dei “Patrioti”, inventato da Orbàn, nemico Nº1 d’Europa, e guidato da Bardella, Vannacci & Co. Tutti componenti di un’estrema destra filo-putiniana, xenofoba, omofoba, anti-ecologista, perfino antisemita che in definitiva mira alla disgregazione dell’Europa dei padri fondatori.
Il mondo è cambiato e l’Unione Europea che nasce tra qualche giorno ci riserva prospettive talmente rognose da dover sterilizzare intorno a un cordone sanitario questi “patrioti” di se stessi e del nulla.
E allora, tornando al Molise, non è immaginabile un Patriciello sterilizzato e segregato nel recinto di un cordone sanitario. Il personaggio è un furbocrate dalle mille risorse, non dirà mai alla Iannacone: “Che ci faccio qui?”
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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