La rete ecologica campobassana con anche il rio Scarafone, sgraziato solo di nome

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Si dovrebbe tentare di individuare corridoi ecologici da proteggersi all’interno dell’area urbana. Occorre, poi, puntare alla valorizzazione di Montevairano (Ph. F. Morgillo-Uno scorcio della Collina Monforte classificata Sito di Importanza Comunitaria incluso nella Rete Natura 2000 dell’Unione Europea).

Essendo il nostro un centro, tutto sommato, di piccole dimensioni, una piccola città esso partecipa strettamente con il contesto territoriale. Per rendersi conto di ciò basta riflettere sul fatto che da qualsiasi punto di questo abitato si percepisce il territorio che sta all’intorno. La città, comunque, per quanto piccola sia, viene a rappresentare una barriera che disarticola la rete ecologica, spezzando la continuità dei corridoi naturalistici. Campobasso si trova tra 2 Siti di Importanza Comunitaria, Montevairano e il corso mediano del Biferno, intermezzati proprio nell’ambito cittadino dal SIC Collina Monforte. Non è solo l’agglomerato urbano a costituire un elemento di separazione del sistema ambientale, ma anche la sua fascia periurbana.

La campagna campobassana si va trasformando per via della diffusione insediativa e delle infrastrutture di comunicazione che l’attraversano, il semianello (almeno finora) delle Tangenziali e le due arterie che allacciano il capoluogo regionale con la Bifernina, l’asse viario principale della regione, l’Ingotte e la Rivolo, costituendo, il loro insieme, un sensibile fattore di frammentazione della struttura naturale o, meglio, seminaturale del comprensorio in cui ricade la “capitale” del Molise (per fortuna che la ferrovia in direzione Roma nelle vicinanze di essa corre in galleria!). Ritenute inevitabili le strade occorre arrestare la dispersione delle abitazioni nell’agro predisponendo finalmente il “piano di recupero degli insediamenti abusivi” il quale dovrà contenere il blocco di ulteriori episodi edilizi.

Quella che si è verificata nel suolo agricolo è un’edificazione di villette unifamiliari a bassa densità fondiaria che non configura proprio una garden city bensì un’aggregazione informe di edifici nei quali ormai vivono migliaia di cittadini. I danni di tale proliferazione di costruzioni sub-urbana e, a tratti, in aperta campagna sono evidenti in termini di costi che la municipalità deve sostenere per fornire servizi, in primis le fognature la cui assenza ha provocato l’avvio di una procedura di infrazione europea. È, ovvio, un tema che riguarda l’ambiente così come quello che una città troppo sparsa rende difficile l’organizzazione del trasporto collettivo per cui si rende obbligatorio l’impiego dell’auto privata.

Visto lo stato di fatto una misura minima auspicabile da adottarsi è quella della sostituzione, o, perlomeno, affiancamento, alle attuali recinzioni, magari a scomputo degli oneri da pagare per il condono del cambio di destinazione del fabbricato, da annesso agricolo ad abitazione, con siepi le quali permetterebbero alla microfauna di trovare rifugio all’interno di esse. Lasciando ora l’area extraurbana e approssimandosi alla zona centrale si segnala la mancata realizzazione del parco urbano dello Scarafone il quale è, evidentemente, il canale privilegiato per portare la natura in città.

Una città che ha bisogno di natura, innanzitutto della componente vegetazionale, in particolare di alberi, soprattutto di grandi dimensioni quali quelli che fino a poco tempo fa facevano corona alla strada di ingresso all’ambito cittadino anche per contrastare il fenomeno delle ondate di calore che si sono registrate con una certa frequenza riuscendo a intrappolare l’irraggiamento solare. Il progetto di parco di Montevairano che interessa i Comuni di Campobasso, Busso e Baranello risponde a molteplici obiettivi. Si tratta di un “parco attrezzato”, dotato perciò di infrastrutture.

Le attrezzature sportive non sono state pensate solo per le esigenze della popolazione che gravita nel territorio circostante al parco, ma anche per favorire lo sviluppo turistico perché le infrastrutture per lo sport possono contribuire a valorizzare il territorio e l’ambiente. Il parco, poi, è ovviamente pure uno spazio a verde, attrezzato per lo svago domenicale specie degli abitanti del capoluogo regionale. A proposito di Campobasso è comunque da dire che la superficie del parco di Montevairano ricadente nel suo territorio comunale non può essere certo inserita tra le aree che servono a soddisfare lo standard urbanistico di 9 metri quadri di verde ad abitante.

Ciò perché il verde non è una cosiddetta “attrezzatura trasferibile”, ma deve essere collocato in prossimità delle abitazioni formando una parte essenziale dei quartieri residenziali. Se fosse ammissibile, dal punto di vista delle norme urbanistiche, il contrario è facile immaginare che molti boschi vicino alle città potrebbero essere computati tra le zone a “verde urbano”. Infatti è sicuramente più basso il loro valore economico rispetto a terreni posti nel centro della città. Seppure non si tratti di attrezzature urbane, aree verdi come quella di Montevairano situate al perimetro dell’agglomerato insediativo devono essere collegate alle zone destinate al verde pubblico che stanno dentro la città attraverso corridoi di naturalità e devono essere raggiungibili da queste mediante sentieri, piste ciclabili, ecc…

Il parco di Montevairano può essere visto pure quale parziale «cintura verde», un concetto caro all’urbanistica di qualche tempo fa che auspicava la creazione di barriere vegetali all’espansione dell’insediamento. Il bosco di Montevairano non ha solo la funzione di argine alla crescita a macchia d’olio della città, almeno da questa parte, ma anche di filtro naturale contro l’inquinamento atmosferico. Piuttosto che partire dal concetto di «cintura verde», il parco di Montevairano si giustifica meglio con l’esigenza di avere uno spazio destinato alle attività all’aperto nell’ambito metropolitano del capoluogo regionale.

La migliore ubicazione per le attività ricreative non può derivare da studi di localizzazione ottimale, ma va legata alla presenza di terreni intrinsecamente adatti alle attività “verdi” come è un bosco. In altri termini la scelta di un sito per un parco urbano non scaturisce da analisi dei bacini di gravitazione dell’utenza o dalla sua vicinanza con strade di comunicazione, ma innanzitutto dalle caratteristiche ambientali dell’area che devono essere dal punto di vista estetico e biologico elevate. Bisogna poi tener in conto che è nei territori in quota che si ha (vedesi proprio Montevairano) una prevalenza dei fattori di tipo naturale in quanto qui c’è una ridotta frequenza fisica dell’uomo la quale cresce man mano che si scende nella fascia collinare; l’assenza dell’azione antropica e le valenze di ordine vegetazionale del mondo animale determinano la significativa qualità ambientale di questo bosco. L’alto dinamismo che l’uomo imprime al territorio specie nel piano basale sta portando verso un’urbanizzazione totale dell’agro per cui rimangono solo pochi elementi naturali che nella zona urbana si limitano, (mancando a differenza di altre città un corso d’acqua) alla collina Manforte e a quelle porzioni di terreno agricolo che si incuneano nella città. Il bosco di Montevairano è in definitiva un raro lembo di natura ancora ben conservato e perciò merita di essere trasformato in parco.

Francesco Manfredi Selvaggi621 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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