Volume legale destinazione illegale, non uno ma tanti nella campagna campobassana

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Il Comune ha l’obbligo di provvedere alla redazione del Piano per gli Insediamenti Abusivi che si dovrà estendere anche ai territori contermini. Piuttosto che di un’unica area da perimetrare e pianificare si tratta di più ambiti, una zonizzazione a macchia di leopardo (ph. S. Giovanni in Golfo)

Al contrario del centro storico che soffre dell’abbandono, le frange periferiche sono in espansione, la quale in verità da qualche tempo si è rallentata, il confine della città con la campagna è estremamente mobile. La diffusione delle residenze nell’agro fa da pendant alla dismissione di quelle del borgo antico. Una fascia periurbana che cresce si può dire in maniera nascosta anche per interpretazioni favorevoli della normativa urbanistica vigente per le zone agricole. Proprio la dispersione rende meno visibile il fenomeno.

Questa continua erosione dello spazio agricolo sta compromettendo l’originale idea che era alla base del progetto di PRG esposta dal prof. Bequinot agli inizi degli anni 80 quando ricevette l’incarico da parte del Comune: l’impostazione era quella di sfruttare i «cunei» agricoli che penetravano (40 anni fa!) all’interno della città cresciuta in maniera tentacolare quali zone a verde seppure destinate alle coltivazioni. Quella appena descritta è la periferia che possiamo definire “rururbana” perché a metà tra il rurale e l’urbano la quale si distingue nettamente dalla periferia per così dire ufficiale e cioè quella che comprende i quartieri S. Giovanni de’ Gelsi, Colle dell’Orso, ecc…

I problemi ambientali che causa questa espansione incontrollata dell’urbanizzazione sono di 3 tipi. Il primo è che provoca, è scontato, Consumo di Suolo, il secondo è che obbliga i tanti, diverse migliaia, che vivono in campagna ad usare l’auto per raggiungere il centro-città con conseguente spreco di energia, quella del carburante. Il terzo che si lega al secondo è l’inquinamento prodotto dai gas di scarico delle macchine che si riversano quotidianamente nell’area urbana. A quest’ultimo proposito è da far notare che questa particolare forma di insediamento è inopinatamente fatta di sole case mentre i posti di lavoro stanno in città, chi abita qui non pratica l’agricoltura, e possono essere raggiunti unicamente con i mezzi privati essendo insufficienti quelli pubblici.

Si pensi anche alle conseguenze pesanti sul traffico cittadino. La bassa densità determina anche l’assenza di servizi commerciali e bar; è esattamente il contrario di quanto propugna la formula di città di 15 minuti. L’automobile ha innescato una rivoluzione epocale nel campo dell’urbanistica, prima le attrezzature erano raggiungibili tutte in un quarto d’ora, ogni funzione urbana era accessibile pedonalmente dalla propria abitazione. È da dire, in aggiunta, che porzioni di tale conurbazione dispersa si sviluppano a cavallo tra più territori comunali interessando anche l’insediamento sparso, abusivo o meno, dei comuni contermini (Ferrazzano e Campodipietra in particolare) e ciò renderebbe necessaria la redazione di piani intercomunali che nel Molise sono assenti mancando la legge urbanistica regionale; manca, peraltro, pure il piano territoriale.

Puntualizzazione al riguardo è che l’edificazione è avvenuta lungo le strade interpoderali esistenti, non ne sono state realizzate di nuove altrimenti si sarebbe trattato di lottizzazione. La rete viaria che collega i poderi in un certo territorio comunale converge, evidentemente, sul centro urbano cui esso appartiene; lo strumento urbanistico che dovrà abbracciare più comuni è necessitato a tener conto di tale dipendenza. Fare un piano per gli insediamenti abusivi esteso alle aree dove si è avuta edificazione illegale riguardante il territorio di Campobasso e i lembi delle realtà comunali confinanti dove si è avuto lo stesso fenomeno formanti tali aree un comprensorio unitario sotto questo riguardo è un’operazione davvero complessa.

Infatti, si deve tener conto nella stesura di questo piano non solo delle specificità presenti nel perimetro amministrativo di Campobasso, ma pure della diversità delle situazioni, sempre in riferimento a questo aspetto, al suo contorno, tante quanti sono i Comun contermini dove nell’agro vi sono casi di abusivismo edilizio. L’origine della tendenza a costruire in zona rurale è la medesima, quella di vivere in campagna, non conta se campobassana, ferrazzanese o campodipietrese, e nello stesso tempo di stare accanto alla città. Si può parlare di una disarticolazione della superficie contrassegnata dalla diffusione delle costruzioni oggetto di abuso, non di un’unica area di insediamenti irregolari.

Per quanto riguarda strettamente il capoluogo regionale i circondari agricoli trasformati in villettopoli non conformi alle disposizioni del piano regolatore costituiscono oggi una nuova zona urbanistica di fatto, anche se non ancora di diritto. L’ambito urbano che ora comprende anche quello periurbano è formato di parti distinte, le principali sono centro storico, centro città, quartieri periferici, cui si aggiunge adesso il “perimetro”, definizione di legge, degli “insediamenti abusivi”. Una caratteristica comune delle sub-aree in cui sono numerosi gli edifici da sanarsi è la tipologia edilizia adottata che è quella della casa unifamiliare e per questo aspetto possono richiamare l’immagine della dimora contadina nonostante sia una cosa completamente differente.

Come le abitazioni dei contadini, è un fabbricato di proprietà, chi abita negli stabili oggetto di sanatoria non è mai in affitto. Si tratta di costruzioni, quelle di cui stiamo parlando, non realizzate per iniziativa di un imprenditore immobiliare che poi le mette in vendita e nel medesimo tempo non sono frutto di autocostruzione bensì commissionate a piccole imprese artigiane. Sono residenze di metratura consistente per cui esse sono destinate a rimanere sottutilizzate nel momento in cui il numero dei componenti del nucleo familiare si riduce. Edifici troppo grandi difficilmente suddivisibili in più unità non essendo tale scomposizione di un appartamento in molteplici quartini stata pensata nella fase di progettazione del manufatto. Tutt’al più le stanze che rimarranno vuote potrebbero essere riconvertite in vani per ricettività turistica. Nei “paraquartieri” di caseggiati denunciati come agricoli e invece utilizzati per abitarvi vi è il pericolo, va segnalato, di una coabitazione forzata con strutture pienamente agricole che nel caso di stalle risulterebbe insopportabile.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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