I residence di Campitello un grande bed and breakfast

di Francesco Manfredi-Selvaggi

 

La volumetria edificata è enorme, i posti letto sono tantissimi, per dare un senso a questa enorme massa edificata in gran parte o, perlomeno, in gran parte dell’anno vuota occorre individuare nuove modalità di utilizzo. Finora gli alloggi sono o utilizzati dai proprietari o dati in affitto, non si sono ancora sperimentate forme di ricettività diverse, moderne, dalle pensioni ai bed and breakfast (Ph. F. Morgillo-La stazione sciistica nella sua veste invernale)

Per gli appartamenti presenti nei residence è difficile che si possa trovare una soluzione mirante ad un loro utilizzo durante tutto l’anno. Lo scopo è quello di evitare che gli immobili rimangano nelle stagioni “morte”, primavera e autunno, dei meri ingombri visivi che alterano lo scenario naturale qui pregevolissimo. Il problema non è tanto che tali case sono di proprietà privata, sono seconde case, perché si potrebbe incentivare la formula dell’ “affitto breve”,  quella che già si adotta in tantissime unità immobiliari “padronali” in località di grande turismo, quanto che  esse sono “indissolubilmente” collegate tra loro a formare un complesso residenziale e di servizi unitario.

Occorre una “piena occupazione” degli stabili che ora si ha unicamente nell’alta stagione, estate e soprattutto inverno. Questi non sono scindibili in porzioni distinte e separate, il minimo comune multiplo è il singolo alloggio, il massimo comune denominatore è l’insieme Kandahar, Verande e Montur, nell’ultimo sono collocate le attrezzature commerciali e ricettive a supporto delle residenze turistiche. È, in effetti, un unico blocco progettato seguendo la tendenza architettonica delle megastrutture affermatasi proprio negli anni 70, quindi temporalmente coincidente con la nascita di Campitello. Si attua secondo questa corrente compositiva la fusione tra architettura e urbanistica con il concepimento di sistemi spaziali nuovi (gli esempi più eclatanti in Italia sono le Vele a Napoli e il Corviale a Roma) dove lo spazio interno all’abitazione si integra con lo spazio esterno, tutto è connesso.

È un tema progettuale quello dell’ “architettura a dimensione urbana” che nel Molise è stato sperimentato solo qui. La nostra stazione sciistica si rivela urbanisticamente parlando più innovativa dello stesso capoluogo regionale. Il Programma di Fabbricazione si trasforma in un planovolumetrico abbandonando nella sua stesura l’usuale suddivisione in Zone, la Zonizzazione Funzionale. In definitiva, per garantire l’effettiva abitabilità del mono-bi-trilocale, non conta, è necessario che la struttura insediativa cui appartiene sia per intero in funzione; per limitarci a un problema che serva da esemplificazione, sarebbe troppo oneroso garantire il funzionamento dell’ascensore inclinato che porta dai residence le Verande e Kandahar alla galleria per il commercio del Montur se i fruitori sono pochi.

Nel centro di soggiorno montano non vi è, comunque, solo tale maxistruttura, vi sono anche condomini di fattura più classica e poi villette e alberghi, categorie di edifici queste ultime due di cui ora ci occuperemo. Cominciamo dalle prime, cioè dagli edifici unifamiliari i quali non sono dispersi nel territorio bensì concentrati nel Villaggio (proprio così si chiama) EPT. Fabbricati predisposti per un uso individuale, quindi utilizzabili uno per uno, non è richiesto che debbano riempirsi contemporaneamente per cui è facile immaginare un loro utilizzo costante lungo l’intera annata da parte dei possessori o di affittuari; del resto i rifugi di montagna come queste costruzioni appaiono attraggono chi vuole una vacanza “in solitaria”.

Per quanto riguarda la seconda delle categorie indicate sopra, gli alberghi si auspica che la ricettività alberghiera aumenti in quanto gli hotel sono in genere, essendo ricompresi tra le funzioni pubbliche, aperti per lunghi periodi dell’anno e ciò consente soggiorni per singoli, famiglie o gruppi anche quando nel polo vacanziero matesino qualsiasi altra attività è ferma, l’albergo è autosufficiente pure dal punto di vista delle offerte per il tempo libero, ogni utilità è introiettata al suo interno. Le stanze d’albergo possono essere occupate non solo nei weekend e nelle giornate festive e nelle ferie “lunghe” ovvero per la villeggiatura, ma sempre pure nei giorni feriali.

Unicamente quando si ha il pienone, completamente pieno contrapposto a desolatamente vuoto, Campitello acquista un senso compiuto, le infrastrutture ivi realizzate vengono sfruttate in pieno, dalla strada provinciale di accesso all’illuminazione urbana e così via. Già adesso a Campitello si può parlare di un comprensorio alberghiero con un’offerta di posti letto differenziata. La domanda degli sciatori è per l’ospitalità in vicinanza degli impianti di risalita, soddisfatta dallo Sciatore e dal Kristall i quali sono centrali nell’insediamento mentre per chi si reca in altura per il riposo in quota vi è il Kristiania che sta un poco decentrato, con dotazioni funzionali al relax, tipo la piscina.

A fronte di tale diversificazione legata all’ubicazione manca forse una differenziazione connessa alla qualità dell’accoglienza, contrassegnata dal numero di stelle attribuito all’esercizio ricettivo; manca, e ciò vale peraltro anche per i residence, un’hotellerie di gamma alta, una ricettività di livello superiore. Un punto di merito è sicuramente l’assunzione di camerieri forniti di apposito titolo di studio conseguito presso l’istituto alberghiero, uno sta a Vinchiaturo. Attualmente parte del personale impiegato negli alberghi del posto è scarsamente qualificato. Si ammette che i ragionamenti fatti, l’individuazione di prospettive per consentire che la volumetria costruita sia occupata full-time e non part-time come si verifica oggi, cozzano con l’impostazione generale di questa località che è sorta per soddisfare il turismo di massa, non quello alla spicciolata e neanche quello d’elite. Campitello è il primo e unico luogo di grande turismo in quota del Molise e una delle principali mete di viaggio in altitudine dell’Appennino.

Francesco Manfredi Selvaggi666 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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