Percorrere il Tratturo con i piedi in acqua

Il Vallone delle Serre e il Castel di Sangro–Lucera si sovrappongono in parte nelle vicinanze di Civitanova. La fruibilità pedonale è garantita salvo quando si entra nel centro abitato.

Il rapporto tra Civitanova e il tratturo è molto stretto, almeno con il Castel di Sangro-Lucera perché l’altro, il Celano-Foggia corre molto distante dall’abitato (questo è un Comune che ha ben due tracciati tratturali che attraversano il suo territorio, cosa rara). In verità presso il secondo tratturo sorgeva nel medioevo un insediamento della cui esistenza sono indizi i ruderi di una torre oltre al toponimo che è Terravecchia; esso deve essere stato abbandonato perché sorgeva nelle vicinanze di un’area umida e perciò malsana formata dagli straripamenti del Trigno.

Terra, che significa abitato, Vecchia in contrapposizione a Civita, termine anch’esso equivalente ad agglomerato abitativo, Nova, cioè nuova, altra possibile interpretazione del nome di questo centro che, invece, i più pensano sia legato alla “dirimpettaia” Duronia, un tempo Civitavecchia e prima ancora Maronea). Torniamo al primo tratturo al quale, forse, si deve addebitare la scelta del sito in cui fondare Civitanova, piuttosto che alla antica strada Garibaldi che è tangente a questo paese potendosi presupporre, al contrario, che il tracciato viario sia stato disegnato in questo tratto in modo da servire Civitanova.

I percorsi di collegamento regionale sono diventati, in genere, assi generatrici dell’impianto stradale cittadino, ma qui non è così se non per un breve pezzo, tra il tratturo e il nucleo storico, anche perché esso conserva nell’ambito urbano le caratteristiche proprie di normativa tecnica delle arterie carrabili con le sue alte mura di sostegno, peraltro una muratura in pietra molto bella, che impediscono l’edificazione ai lati. Appena usciti dal paese ad annunciare, in qualche modo, l’incrociarsi con la pista tratturale è una croce che è stata apposta per simboleggiare il calvario (ciò succede in tanti comuni) e che, però, può essere letta come uno dei tanti segni religiosi che punteggiano la rete tratturale.

Per quanto riguarda il richiamo spirituale che promana dal tratturo vi sono un po’ più in là i resti del monastero di S. Brigida, noto nella letteratura storica con l’epiteto di «de iumento albo»; tale convento si localizzò lì per gli indubbi vantaggi dovuti al contatto con coloro che percorrevano il tratturo le quali, d’altro canto, erano spinti a seguire la direttrice tratturale per compiere il pellegrinaggio verso questo luogo di culto. Il monastero ha funzionato pure quale attrattore, oltre che di viandanti, di persone che vi si stabiliscono nei pressi; qui si viene a formare una delle pochissime frazioni, peraltro minima, di Civitanova dove il fenomeno delle case sparse è limitato.

La strada extraurbana della quale stavamo parlando se non è capace di condizionare lo sviluppo urbanistico, è in grado però di cambiare l’assetto originario del corso d’acqua che incontra nello svolgersi dei suoi tornanti. Esso è il Vallone delle Serre, un valloncello che insiste sul Castel di Sagro-Lucera ed entrambi, il corpo idrico e la sede tratturale, subiscono una forte modificazione a causa di questo percorso viario che essi incontrano in più punti. L’alveo viene canalizzato e le sue sponde cementate per rendere la sua sezione idonea allo scavalcamento da parte del manufatto stradale con un ponticello.

È talmente stretto questo ponte (anche per ridurre i costi) che consente unicamente il deflusso delle acque e non quello dei pastori e delle greggi che da secoli solcavano il tratturo il quale adesso risulta interrotto da questo consistente ostacolo fisico. Il rivo in questione diventa copioso nei periodi di maggiore piovosità, a differenza del Pincio nel quale confluisce quando il terreno spiana in località Largo della Fiera (lo svolgimento del mercato richiede che il suolo sia pianeggiante), corso idrico perenne in quanto alimentato da una sorgente e collegato all’inghiottitoio dove avviene lo sversamento delle acque del lago temporaneo di Civitanova allo scioglimento delle nevi.

In generale le montagne carsiche e la Montagnola è una di queste non presentano sorgenti in quota per cui quella del Pincio è una eccezione, occasione preziosa di abbeveraggio delle pecore durante l’alpeggio, mentre per quelle transumanti l’approvvigionamento idrico sempre delle acque del Pincio avviene nel citato largo della Fiera che è adiacente al Castel di Sangro-Lucera durante gli scambi tra i conduttori degli armenti e la popolazione locale. Il Vallone delle Serre vedrà ridotta la sua portata quando si realizzerà l’intubamento delle acque del troppopieno del serbatoio dell’acquedotto comunale per azionare una piccola centrale idroelettrica da costruire a valle.

Ambedue, il tratturo e il Vallone delle Serre che scorre al suo interno sono estremamente ripidi per cui hanno un andamento rettilineo. C’è, in definitiva, una ragione legata alla morfologia territoriale, che è l’elevata pendenza del rilievo, per questo seguire il tratturo una linea dritta, ma si può cogliere una motivazione diversa per giustificare la regolarità della forma del tracciato tratturale. Essa è che il tratturo va inteso alla stregua di un artefatto umano frutto com’è di una volontà pianificatoria, quella di Alfonso il Magnanimo che istituzionalizzò la transumanza; come la quasi totalità delle opere dell’uomo il tratturo è connotato da geometrismo.

Esso era tenuto a seguire il tracciato più corto tra l’Abruzzo e la Puglia per cui doveva procedere secondo una direzione retta. Passando dalla sezione longitudinale a quella trasversale vediamo che anche essa è soggetta ad una regola in quanto la larghezza è costantemente di m. 111. Detto in altro modo il tratturo pur non prevedendo manufatti fisici è indubbiamente un fatto artificiale. Con l’abolizione della transumanza nel cosiddetto decennio francese il tratturo perde progressivamente d’importanza e le autorità pubbliche decidono di attribuirgli nuove funzioni.

Mediante la sdemanializzazione e la successiva quotizzazione del terreno a Civitanova su impulso del famoso medico Antonio Cardarelli venne qui edificata una significativa per estensione appendice urbana. Il tratturo si estende in lunghezza come noto e ciò determina la creazione di un insediamento di tipo lineare con le costruzioni disposte secondo il pendio e non quindi con l’usuale allineamento lungo le curve di livello. Ha il sapore di un centro coloniale, di un aggregato nato ex-novo e non una mera fascia periferica di Civitanova. Il corso d’acqua lo divide in due strisce e le casette sono separate dall’alveo da minuscoli spazi esterni, qualche volta diventati orti irrigui: è ipotizzabile l’allestimento di un itinerario pedonale che avrebbe pure lo scopo di ricostruire la continuità della percorrenza del tratturo.

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Francesco Manfredi Selvaggi633 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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