Legge elettorale. Pasticcio scomposto del Partito Democratico
di Anna Spina
Il Partito Democratico chiude la legislatura regionale con un pastrocchio spudorato approvando in zona Cesarini una legge elettorale sui generis, opposta alla proposta approvata dall’Assemblea Regionale del PD che riservava correttamente attenzione ai territori e in particolare alla Provincia di Isernia, prevedendo uno sbarramento per le coalizioni al 10% sul quale non si è registrata alcuna impugnativa formale da parte del Consiglio dei Ministri, ma solo una nota trasmessa dal Sottosegretario delegato Gianclaudio Bressa il 5 gennaio scorso, e stranamente secretata in Regione come se non fosse un atto pubblico da condividere nella stessa data di arrivo con il Consiglio Regionale, con le forze politiche e con i cittadini molisani. Stranamente il Partito Democratico, che esprime sia il Capo del Governo con la stragrande maggioranza dei Ministri e dei Sottosegretari compreso l’On. Bressa, sia il Presidente della Giunta, due Assessori Regionali e diversi Consiglieri Regionali, dal 5 gennaio in poi è rimasto in silenzio su questo tema come se non fosse a conoscenza di un atto di simile delicatezza scritto da un proprio esponente istituzionale nazionale ed indirizzata ad un proprio esponente istituzionale regionale.
Dal 5 gennaio si sarebbe potuto procedere alla convocazione ad horas del Consiglio Regionale o per apportare il correttivo richiesto dal Governo alla nuova legge elettorale oppure si sarebbe potuto abrogare la stessa legge, per consentire l’indizione delle elezioni regionali per il 4 marzo ricorrendo alla vecchia normativa così come ha proposto pubblicamente il consigliere di Direzione Italia. Nulla di tutto ciò è stato fatto. Perché? Perché il PD è rimasto in silenzio, sostenendo la separazione delle elezioni nazionali da quelle regionali? Probabilmente sarà stata fatta una valutazione tutta giocata all’interno del PD per ricomporre gli equilibri tra le varie componenti attraverso le candidature alle politiche, in modo tale da giungere alle successive consultazioni regionali in condizioni più forti e magari disporre dell’appoggio formale nazionale per suggellare un accordo esplicito con Forza Italia, senza più ricorrere ad aggiramenti, liste collaterali o altri magheggi. Non è in discussione che il Partito Democratico possa confermare i propri accordi con la destra portando in trasparenza ciò che tutti sanno da tempo, ma le Istituzioni hanno regole, dignità, autonomia e funzioni che sono al di sopra degli interessi di partito. Il pasticcio di fine legislatura del PD conferma la caduta di tono di un partito che ha anteposto le proprie logiche su quelle generali.
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