Analisi di un suicidio politico
di Giuseppe Tabasso
Confesso che dopo l’Armageddon elettorale grillino ho avuto moti di tenerezza nel rivedere in flashback la kermesse del defunto Molise 2.0, quando Roberto Ruta e Danilo Leva galvanizzavano, mani nelle mani, gli uomini e le donne della loro gioiosa macchina da guerra.
L’ex senatore Pd elevò gli animi con parole fiabesche: «Siamo il Molise che meraviglia, il secondo Molise che vogliamo costruire, il Molise che non ti aspetti, quello che ti meraviglia». Riconosciamolo: è stato profetico. Solo che, alla luce delle Idi del 4 marzo, in quel “Molise che non ti aspetti e che ti meraviglia”, la sua profezia si è avverata, ma al rovescio.
Con la conseguenza di fargli commettere un tragico errore tattico e strategico: quello di anticipare i tempi schierando le truppe sul fronte politico nazionale con l’intento trasversale di colpire quello regionale. Una manovra che ha indotto l’impaziente quartier generale di Molise 2.0 a sparare ad alzo zero contro lo schieramento regionale uscente invece che contro l’entrante orda nazionale grillina.
Risultato: un perfetto suicidio politico che ora li trova disorientati e senza munizioni con l’unica chance di sparare (a salve) sul bersaglio a 5 stelle o di fare fuoco (fuoco si fa per dire amico) sulle disperate trincee di quella che fu la loro abbandonata casa madre.
Postilla. Tornando al flashback, rivedo Ruta che presenta i compagni di cordata affermando orgogliosamente che tra loro «Non ci sono squali della politica o furbissimi». Francamente da lui, storico Richelieu della politica molisana, non ci saremmo mai aspettata una frase del genere. Lui, più di tutti, sa che le battaglie elettorali non si vincono solo con l’aiuto di brave persone reclutate dalle Orsoline ma anche, forse soprattutto, grazie agli Squali e ai Furbissimi che rivestono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’ecosistema politico.
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