Il Papa intervenga sulla tragedia del popolo Kurdo

di Hikmet Haslan – Presidente dell’Associazione Primo Marzo

Un detto curdo antico, dice: “gli amici del popolo curdo sono solo le montagne”. Nel mese di giugno 2016 ho scritto una lettera molto appassionata al Papa per spiegare il conflitto tra lo stato turco e la popolazione curda, spiegando la situazione in maniera oggettiva. Ho aspettato fino ad oggi una risposta del Papa, ma la mia speranza si affievolisce  giorno dopo giorno. Ero sicuro che questo Papa fosse dalla parte dei movimenti sociali e degli ultimi del mondo perché questo è quello che lui ripete sempre ai suoi fedeli. Pur non essendo io credente, ero convinto che Papa Francesco fosse un rivoluzionario e che non avrebbe cambiato il suo atteggiamento forte e coraggioso di fronte a nessuno, così come ha dimostrato in occasione della visita di Trump.

Circa un anno fa, si è tenuta, per iniziativa stessa di Francesco, un incontro con associazioni e movimenti provenienti da tutto il mondo a cui ho partecipato anche io. Nel suo intervento il Papa ha criticato il sistema globale e ha dichiarato che non possiamo accettare più un mondo sottomesso al dio denaro, in cui si commettano crimini come il commercio di armi pur di fare profitto. Quando sono venuto a sapere, a gennaio, che il capo di stato turco Erdogan, avrebbe fatto visita al Papa, avrei giurato che il Papa avrebbe colto l’occasione per indurre Erdogan a fare un passo indietro rispetto alla sua politica aggressiva e disumana nei confronti del popolo curdo. Da 5 anni anni Erdogan perseguita senza tregua le popolazioni che vivono nel Bakur, (kurdistan turco), e nel Rojava (kurdistan siriano), senza dimenticare ciò che è successo tra il 2014 e il 2015 a kobane dove la popolazione curda si è trovata stretta nella morsa micidiale tra l’esercito turco e i tagliagole dell’Isis, riuscendo a resistere soltanto grazie all’eroismo della popolazione e all’aiuto portato dai volontari provenienti da tutto il mondo e grazie alla solidarietà dei movimenti che manifestavano in tutti i Paesi.

Fra il 2015 e il 2016, in Bakur, Erdogan ha cancellato totalmente le città di Cizre, di Sirnak, di Nuseybin, di Hazax, quasi tutta la città di Bismil e un quartiere storico di Amed, bruciando vive centinaia di persone sotto gli occhi di tutto il mondo. Per questo i movimenti curdi hanno denunciato Erdogan al Tribunale internazionale per crimini contro l’umanità. E non finisce qui. Dal 20 dicembre 2017, Afrin, un cantone del Rojava, nel nord della Siria, subisce ogni giorno i bombardamenti pesanti a tappeto da parte dell’aviazione turca, senza che la comunità internazionale muova un dito nonostante l’aggressione  avvenga in territorio siriano, con il beneplacito della Russia che ha consentito l’accesso nello spazio aereo di sua competenza in cambio di accordi commerciali e di cessione di alcuni spazi territoriali (l’area di Idlip attualmente occupata dai terroristi di Al-Nusra che godono dell’appoggio turco).

Nella guerra in Siria tutti hanno potuto constatare il sostegno della Turchia all’Isis e non a caso i Paesi occidentali hanno perduto la fiducia nei confronti del governo turco e hanno criticato aspramente il suo atteggiamento. Tant’è che i rapporti tra Europa e Turchia non avevano altro scopo che il commercio in campo militare. L’unica possibilità che rimaneva a Erdogan per riguadagnare la fiducia perduta nei confronti dell’occidente, senza mostrare le proprie mani insanguinate, era quella di presentarsi al mondo accanto al Capo della Chiesa. Eravamo certi che il Papa avrebbe preso la parte del popolo curdo oppresso. Non riusciamo a comprendere perché non abbia preso una posizione netta contro l’ingiustizia che Erdogan sta commettendo contro un popolo pacifico e anche contro le misure repressive di cui sono vittime centinaia di migliaia di cittadini turchi tra giornalisti, docenti, attivisti dei diritti umani, etc.

Il popolo curdo, come anche tutte le donne e gli uomini di buona volontà che sostengono in tutto il mondo le sue giuste cause, non hanno perso la speranza nell’intervento di Papa Francesco affinché possa con una sua semplice parola sensibilizzare la comunità internazionale per mettere fine a questa guerra atroce che ogni giorno provoca centinaia di vittime innocenti, in maggior parte donne, anziani e bambini. Il Papa deve stare al fianco degli ultimi del mondo. Il bene e il male rimarranno sempre impressi nella storia.

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