Un articolo sulla transumanza molisana nella rivista “Il Pianeta Terra”

di Forche Caudine

“È una tipa tosta Carmelina. Un mix di testardaggine e di romanticismo. In perfetta simbiosi con l’ambiente molisano. Da piccola voleva fare l’architetto. Ma dopo gli studi classici ed alcuni esami ad economia non se l’è sentita di abbandonare la lunga tradizione di famiglia. Eccola, allora, che si prende cura di circa 500 bovini di razze podolica e marchigiana. Altro che ministero: sveglia all’alba e si fatica fino a tarda sera. Terra, allevamento e formaggi. È così da almeno cinque generazioni”.

Inizia così il lungo articolo sulla transumanza presente da pagina 38 a pagina 45 della prestigiosa rivista mensile “Il Pianeta Terra” dell’Anev, l’associazione dei costruttori di pale eoliche che fa parte della Confindustria. Il servizio, arricchito di immagini suggestive, dà grande spazio alla tradizione rinnovata e difesa dalla famiglia Colantuono di Frosolone, pur citando altre esperienze nelle province di Cuneo, Vicenza e in Calabria.

Sull’esperienza molisana, il racconto è suggestivo: “A vegliare, dall’alto, c’è il Gran Canyon molisano. Un affascinante e brullo habitat sopra i 1.400 metri d’altitudine. Siamo a Frosolone, provincia di Isernia, capitale della forgiatura delle lame. Artigianato e pastorizia, estro umano protagonista. Da queste montagne, Carmelina Colantuono, 48 anni, rinnova il millenario rito della transumanza. Quattro infiniti giorni di viaggio, 180 chilometri da percorrere a piedi, per trasferire i bovini dalle montagne molisane alle pianure pugliesi. E viceversa. Con la tenacia degli avi sanniti, quelli che sconfissero i Romani alle Forche Caudine. Tutto il cammino – si legge ancora nell’articolo – è caratterizzato da quell’antichissimo rito di mobilità sostenibile, la cui impronta ecologica è innata: le “autostrade verdi” si chiamano tratturi e sono lì da millenni. Disegnate dal solo intercedere degli esseri viventi. Certo, oggi il progresso ha stravolto l’ambiente. Ci vuole la polizia stradale per attraversare le provinciali. E non manca il vitello che casca nella cunetta. Ma il Molise più autentico esiste e resiste”.

L’autore dell’articolo, il giornalista Giampiero Castellotti, traccia anche un bilancio attuale per questo antico rito. “Di certo la transumanza, per troppo tempo relegata ad un’attività marginale e residuale, sta conoscendo da qualche tempo il suo riscatto – scrive. “Gli studiosi ne esaltano i fattori fortemente identitari e simbolici, un patrimonio prezioso per un’intera comunità nella fase di grande crisi valoriale. Si rivalutano gli elementi armonici nel rapporto tra uomo e natura, un’economia sostenibile e circolare ante litteram. Si prende coscienza che l’esperienza della transumanza ha segnato la storia, l’economia, la cultura, l’architettura, la religione, le produzioni agroalimentari e l’artigianato di gran parte del nostro Paese. I tratturi hanno precorso persino le vie consolari romane; già nel terzo secolo avanti Cristo, la Città Eterna fa costretta a regolamentare l’esuberanza della pastorizia transumante”.

Per leggere l’articolo: http://www.ilpianetaterra.it/2018/06/rivista-maggio-2018/

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