Fine della luna di miele/La nomenclatura cambia faccia
Mazzuto fa lo sceriffo, Toma si traveste da Conte, i dimaioisti sono in stand-by e gli FF accendono un lumino.
Fino a qualche giorno fa il Molise sembrava una pacifica, quasi idilliaca zona franca politica, un’oasi felice che in un equilibrio di assetti politici perseguiva con reciproca convenienza una strategia del quieto vivere. Ma succede che dopo settimane di ordinaria amministrazioncina, il Governo regionale è uscito da uno sbiadito anonimato per assumere fattezze a immagine e somiglianza del Governo nazionale. Tutto parte dall’assessore all’Immigrazione Mazzuto, leghista “ante marcia” per dirla alla fascista, il quale risale sul pulpito elettorale e accusa con grinta poliziesca i prefetti di Campobasso e Isernia per essere “molto più impegnati a gestire il movimento dei migranti che a stare più vicino ai tanti molisani indigenti”.
E’ chiaro che l’attacco sferrato ai due rappresentanti del Governo da un dirigente che in Molise rappresenta politicamente il Ministro degli Interni, non è proprio uno sprone a farli lavorare più tranquilli. E’ un ricatto bello e buono, ancor più grave se si pensa che l’incarico prefettizio di “gestire il movimento dei migranti” è cosa ben diversa dallo “stare più vicino ai tanti molisani indigenti” come invoca Mazzuto. Al quale andrebbe spiegato che l’essere vicino agli indigenti è un compito squisitamente politico che i Prefetti hanno il dovere di non surrogare. Per questo lo strumentale scontro attizzato da Mazzuto è del tutto scriteriato: in un contesto meno strapaesano si parlerebbe, figuriamoci, di “crisi istituzionale”.
La vicenda dissolve comunque l’apparente pax politica molisana e mette fine a una breve luna di miele che cambia il volto della neonata nomenclatura molisana e rivela appunto delle fattezze “romane”. Così, Luigi Mazzuto mette sotto schiaffo Toma assumendo toni da sceriffo in perfetto Salvini style, Toma pare la controfigura del prof. Conte e il legostellato Greco è in stand-by come un qualunque Di Maio. Tutto sommato chi da questo quadretto esce meglio è il duo FF (Fanelli-Facciolla) che riceve dall’offensiva della gendarmeria leghista un soprassalto di resurrezione politica. Emette una ferma condanna contro la dilagante ondata xenofoba e quindi presenta un’interpellanza “per capire cosa pensa il governatore Toma su tutta la vicenda e qual è la sua linea politica sul tema dei migranti”.
Per noi sopravvissuti e non rassegnati al de profundis della sinistra, è un caritatevole lumino acceso nella lampada votiva posta sulla tomba della socialdemocrazia.
Foto di apertura di Pino Manocchio
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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