Sui diritti umani si gioca il futuro della civiltà del mondo
di Associazione Padre Giuseppe Tedeschi
A luglio del 1938 l’Italia approntò in 10 punti il “Manifesto della Razza” sancendo il principio della differenza tra le diverse razze umane, quale presupposto per giustificare il primato della razza ariana. Ad 80 anni da quel luglio si è ancora alle prese con lo slogan “Prima gli Italiani” come se le tragiche vicende che segnarono le persecuzioni, gli eccidi e lo sterminio di quel periodo non avessero lasciato tracce. Eppure il 12 dicembre del 1948 venne sottoscritta la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Uomo nella convinzione che i 50 milioni di morti, civili e militari, della Seconda Guerra Mondiale fossero stati un tributo sufficiente per non ricadere nell’errore.
È triste assistere ad un dibattito che dai confini del Messico al Gruppo di Visegrad passando per la Turchia, l’Unione Europea, il Medio Oriente ed il Nord Africa, si arrovella se sia giusto o meno salvare vite umane in pericolo, se serve alzare mura più alte, recinti più sicuri, chiudere porti e frontiere, scacciare e abbandonare i profughi ed i rifugiati ad un destino di disperazione. In Italia chi si espone a tutela dei diritti umani dei migranti lo fa a proprio rischio e pericolo, tacciato di andare contro le priorità degli italiani e di preferire aiutare persone di razze differenti più che i propri simili!
Contro questa regressione culturale bisogna reagire, metterci la faccia e lottare in difesa di una civiltà millenaria fondata sul diritto, sull’accoglienza umanitaria, sull’uguaglianza degli esseri umani, sulla pace e su una redistribuzione equa delle risorse tra il Nord ed il Sud del Mondo. Per questo riteniamo un errore aumentare gli stanziamenti dei Paesi Ricchi in nuovi armamenti fino ad arrivare e superare il 2% del PIL annuo come intende imporre Donald Trump agli alleati della NATO. La Rete delle associazioni pacifiste ed umanitarie internazionali chiedono meno fondi per la armi e maggiori investimenti per lo sviluppo dei Paesi Poveri per creare condizioni di crescita, lavoro e benessere in Africa, Asia e America Latina, così da fermare a monte i flussi migratori.
Non sarà semplice fermare i venti di guerra che spirano dagli Stati Uniti alle forze reazionarie dell’ultradestra europee, ma non per questo bisogna rassegnarsi ad una prospettiva di paura, nuovi conflitti, odio, sfruttamento e persecuzioni verso profughi, rifugiati, rom e minoranze di qualsiasi natura. Al contrario questa emergenza deve indurci a contrastare con determinazione le scelte sbagliate che vanno profilandosi nelle aree ricche del mondo riaffermando il primato della parità di diritti tra tutti gli esseri umani ovunque nascano e di qualsiasi colore abbiano la propria pelle. Per questo il 7 luglio abbiamo accolto l’appello di Don Luigi CIOTTI indossando la maglietta rossa come emblema delle magliette che le mamme dei bambini mettono ai propri figli prima di farli salire sui barconi.
E per la stessa ragione oggi alle 18.00 saremo in Piazza Municipio a Campobasso insieme ad altre associazioni umanitarie e accompagneremo i Collettivi Spagnoli di “Abriendo Fronteras” che da domani saranno a Ventimiglia per poi spostarsi a Palermo, a Catania e a Riace. Condividiamo la loro lotta in difesa dei migranti e saremo pronti a sostenerli anche al cospetto di prevedibili difficoltà che incontreranno in Italia visto che già hanno ricevuto prime avvisaglie di un clima preoccupante. Non lasceremo sola Francesca, la volontaria di Campobasso che è una delle protagoniste di queste iniziative di lotta, e ci adopereremo perché cambi l’agenda culturale di questo periodo ripristinando il primato della Convenzione di Ginevra.
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