La tragedia di Larino e la solitudine dei molisani

Non c’è niente di meglio, per far avvizzire lo Spirito Pubblico di una comunità, della paura di rimanere soli.

Se c’è un motore che ci spinge ad agire socialmente, è l’aspettativa di riceverne in cambio infrastrutture e servizi che non sarebbero mai possibili se ciascuno facesse da sé.

Ebbene, qui in Molise, una casta politica dal tenore culturale infimo e avvezza solo ai “cazzi propri” (come direbbe l’ex senatore Razzi), da oltre vent’anni, tiene in ostaggio una popolazione di 300.000 persone sparpagliate in un’area di 4.500 kmq, con infrastrutture da terzo mondo.

Al confronto, il lungo periodo democristiano, pur avendo preparato il brodo culturale a cui si sono abbeverati i Frattura, gli Iorio, i Patriciello, i Ruta, i Leva, i Cotugno, i Di Pietro dei giorni nostri, ha rappresentato una sorta di bella epoque.

Per far rimpiangere l’assistenzialismo clientelare ci voleva proprio un periodo di guerra sociale condotta dall’alto verso il basso, con i governi regionali che hanno rinunciato all’idea di programmare il futuro e che hanno agito da liquidatori del patrimonio pubblico.

Quello che è successo qualche giorno fa a Larino, dove un uomo di 47 anni è morto con un ematoma celebrale, a S. Giovanni Rotondo, dopo aver fatto inutilmente tappa a Termoli (la TAC era fuori servizio), non è un semplice episodio di malasanità, ma più che altro una morte annunciata.

Lo ha detto Italo Testa, simbolo indiscusso della sanità pubblica molisana, durante la conferenza stampa seguita alla tragica notizia del decesso, e lo ha ripetuto anche sabato scorso quando è stato invitato sul palco a Larino al termine di un corteo partecipato da migliaia di persone che hanno inteso così protestare contro le politiche anti-popolari del governo regionale in materia di sanità.

Perché se è vero che la tendenza a privatizzare tutti i beni comuni, compresi i servizi essenziali, si sta attuando a livello nazionale, come dimostra l’approvazione, avvenuta di recente ad opera del governo Renzi, del Decreto Balduzzi, è anche vero che il Molise si inscrive in questo contesto con delle particolarità tutte sue. Innanzitutto il 40% di posti letto accreditati alle strutture private rappresenta un caso di squilibrio unico in Italia dove la media è intorno al 20%. Così come è una bella contraddizione il fatto che l’unico ospedale attrezzato per la neurochirurgia, dopo la chiusura del reparto presso il Cardarelli di Campobasso, sia il Neuromed di Pozzilli (di proprietà di Patriciello, il vero dominus dell’attuale legislatura e di quella precedente). Per non parlare del fatto che su 130 posti disponibili presso Neuromed, l’80% di questi sono riservati ai pazienti provenienti da fuori regione, mentre il 26% dei molisani è costretto a curarsi fuori.

Persino i Ministeri della salute e dell’economia, che di solito non si pongono problemi che non siano legati a far quadrare i conti, nel caso del Molise hanno dovuto ravvisare che per quanto concerne l’emergenza-urgenza, il servizio sanitario regionale non è in grado neanche di assicurare i livelli essenziali di assistenza (LEA).

La situazione è questa: se sei colto da un malore tempo-dipendente, con buona probabilità, a meno che non ti trovi nei pressi di Pozzilli, hai poche speranze di sopravvivere. E pazienza se spendiamo per la sanità – per questa sanità! – l’80% del totale della spesa. Nel momento di maggior bisogno, dobbiamo metterci in testa che siamo soli.

Paolo Di Lella100 Posts

Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014

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