La Biblioteca Albino e la cattiva coscienza dei molisani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, nella speranza che questo intervento sia utile a trovare risposte alle tante e inquietanti domande che suscita.

Gentile direttore,
il prossimo primo settembre saremo a due anni esatti dalla chiusura al pubblico della storica Biblioteca Albino e il prossimo 13 settembre a due anni dalla firma dell’Accordo di valorizzazione sottoscritto fra Ministero dei Beni culturali, Regione Molise, Provincia di Campobasso e Provincia di Isernia.

Ancora ieri è andata in onda l’ennesima velina sulla “questione Biblioteca”, affidata al giornalista neo arrivato, declassata a notiziola di routine e di riscaldamento per il “ragazzo di bottega” che deve farsi le ossa (e forse rilanciare all’opinione pubblica l’interessamento del sindaco alla questione).

Da tempo tutti ad annunciare, tv e carta stampata, che – come avvisa un beffardo manifesto mortuario affisso per le vie cittadine – la Biblioteca Albino è morta. Tutti a ripetere che il morto è morto, ma nessuno che si sia mai chiesto perché, cosa sia successo, chi ne è responsabile, perché sia successo e perché la questione si sia incartata in tal modo. Nessuno. Ed anche questa mancanza di “curiosità”, di per sé, meriterebbe una domanda. Che sia cattiva coscienza?

Lei mi dirà, ma quali domande ci si potrebbe porre? Solo ad esempio:

Perché il sindaco Battista si affanna a occuparsi ora della questione? Perché mai non ha manifestato interesse, come amministrazione comunale, quando la vicenda era ancora in itinere? La Biblioteca Albino non è comunale, è un istituto di livello regionale o almeno provinciale. Data la circostanza della coincidenza nella stessa persona della carica di sindaco e di quella presidente della Provincia di Campobasso, perché lo si fa nel ruolo di sindaco e non in quello, molto più pertinente, di presidente della Provincia, ente ex titolare dei beni ceduti e firmatario dell’accordo di valorizzazione? Di cosa si sta occupando in realtà il sindaco? La questione Biblioteca è il cuore del suo interesse o è strumento per risolvere altri problemi?

In tutta questa vicenda, perché la Regione Molise, soggetto titolare del riordino delle funzioni in ambito culturale e principale firmatario dell’accordo di valorizzazione, continua a tacere? Quale è stato il suo ruolo nella gestione della vicenda? Perché, unica regione in Italia, ha rinunciato alla Biblioteca regionale? Quali i ragionamenti, i programmi, gli interessi in gioco che hanno portato l’Ente a compiere una scelta così drastica come quella di rinunciare ad una istituzione storica come la Biblioteca Albino?

Chi lo ha deciso e perché lo ha fatto? Cosa e chi si voleva tutelare al posto della Biblioteca? Quali sono state le ragioni vere della rinuncia e di che tipo? Economiche? Culturali? Organizzative? Ha pesato nella scelta la presenza e il ruolo della Fondazione Molise Cultura? E i vertici della “cultura regionale” (Fondazione) perché hanno sempre taciuto e continuano a tacere come se l’esistenza di una biblioteca non fosse cosa di interesse culturale? Esiste qualche conflitto di interessi che fa perdurare il silenzio?

Perché la Provincia di Isernia tace in tutta questa vicenda? Ha qualche esponente politico regionale che la rappresenta e la tutela in ambito culturale? Ha forse ricevuto qualche importante finanziamento dalla Regione Molise per l’istituzione e la gestione di istituti culturali, a dispetto della stessa legge che, invece, stabilendo l’impossibilità per le province di gestire attività in ambito culturale ha decretato la chiusura della Biblioteca?

Sempre sul fronte regionale, perché l’opposizione (non so se comprendere anche quella del PD) e segnatamente il Movimento Cinque Stelle ha taciuto e tace sulla questione in Consiglio regionale? Perché, invece, ha deciso di spostare impropriamente la questione in Consiglio comunale, dove ha presentato una interrogazione? Quali sono le ragioni di tale azione politica? A cosa mira in realtà? Perché, nel testo dell’interrogazione, l’accento più che sulla questione dell’esistenza in vita della Biblioteca, e prima ancora di tale questione, viene posto sul possibile ruolo di fantomatiche cooperative?

Perché, ancora, i parlamentari molisani 5stelle, oltre ai dichiarati colloqui col ministro dei Beni culturali Bonisoli, non hanno posto la questione, formalmente e nelle sedi opportune, in maniera istituzionale come merita, ed invece l’hanno declassata a questione da risolvere inter nos, a quattr’occhi col Ministro?

Perché non pongono domande, nelle sedi opportune, su cosa sia finora successo, su quali sono i programmi in relazione alla vita futura della Biblioteca? E più in generale, perché il Molise è abbandonato ad una perenne latitanza e “volatilità” della dirigenza ministeriale del settore dei beni culturali? (è notizia recente l’ennesima, ulteriore, insopportabile, quasi mensile alternanza dei vertici regionali del Ministero).

Come può leggere, caro direttore, cose da chiedersi e da chiedere forse ce ne sono. Allora, perché nessuno lo fa? Cattiva coscienza?

Un caro saluto.

un cittadino informato sui fatti

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