Mimmo Lucano a Campobasso
di Michele Petraroia
Per confrontarsi sul modello Riace con la CGIL, con Mons. Bregantini e con la rete umanitaria del Molise!
Con sorprendente spontaneità Mimmo Lucano si è soffermato a Campobasso sulla necessità di non smarrire mai il buonsenso, di soccorrere chi rischia di annegare, accogliere i migranti con umanità, rispettarne la sofferenza, e aiutarli a inserirsi nella nostra comunità con la semplicità che da sempre caratterizza i Popoli che affacciano sul Mar Mediterraneo. Ha ricordato che il vero problema della Calabria è la Ndrangheta, l’assenza di lavoro, l’arretratezza dei servizi pubblici, e la fuga dei giovani che determina lo spopolamento dei borghi e delle aree interne.
Al cospetto di una platea gremita ha ribadito di non aver fatto nulla di eccezionale nella sua vita, di non essere e non voler essere un eroe, e di aver preso spunto nelle sue scelte dai suoi sogni di utopia sociale e dalle indicazioni coraggiose, nitide e forti, dell’allora Vescovo di LOCRI Mons. Giancarlo Maria Bregantini trasferito a Campobasso subito dopo l’efferata strage della ‘Ndrangheta a Duisburgh in Germania. Mimmo Lucano ha proseguito chiarendo che non esiste un “Modello RIACE” nell’accoglienza umanitaria, ovvero ha detto che quando una nave con 300 profughi curdi si incagliò sulla spiaggia del suo paese nella seconda metà degli anni novanta, per lui e per gran parte della popolazione fu naturale soccorrerli, accoglierli e aiutarli.
Da allora si è ritrovato impegnato in prima linea a ricercare case, riattivare botteghe, garantire le cure ai malati, far apprendere l’italiano, e ad avere scuole con classi di bambini asiatici, africani, curdi, siriani o senegalesi. Giorno dopo giorno è cresciuto un modello di accoglienza umanitaria capace di ripopolare case abbandonate da decenni e di trasformare territori dimenticati in mete d’approdo di profughi e rifugiati provenienti dai vari angoli del mondo. Un miracolo reso possibile dalla collaborazione delle persone del posto, dall’aiuto spirituale e materiale di Mons. Bregantini, e dalla forza data da un sorriso, da una mano tesa o da un emigrante calabrese che dagli Stati Uniti o dalla Germania metteva a disposizione gratuitamente la propria casa per i migranti.
Un cammino che passo dopo passo, ha portato quel lembo dimenticato della Calabria ai piedi dell’Aspromonte, noto alle cronache solo per i crimini efferati della ‘ Ndrangheta a trasformarsi in un esempio di integrazione a livello mondiale, dimostrando a tutti che l’arrivo dei rifugiati è un’opportunità che crea progresso, benessere, prosperità e opportunità per tutti. Schiere di antropologi, studiosi, sociologi, amministratori ed esperti si sono catapultati a RIACE per chiedere a Mimmo Lucano quale fosse stato il segreto e dov’era nascosto il <Progetto>!!?.
All’improvviso il lembo più in difficoltà della regione più martoriata d’Italia era stato scoperto come una fonte di luce a cui ispirarsi visto che nel concreto aveva dimostrato che era possibile far coesistere il rispetto dei diritti dell’uomo, l’integrazione culturale, l’inclusione sociale ed il progresso economico di quella comunità. Giustamente Mimmo Lucano ha detto che il Governo Italiano può aver decretato la chiusura di RIACE condannando ad una prospettiva di sofferenze le centinaia di persone che avevano scelto di realizzare i propri sogni ai piedi dell’Aspromonte, ma non può più decretare l’impossibilità materiale della coesistenza multiculturale tra persone di origini diverse perché RIACE ha dimostrato che si può fare, e che la sfida si può vincere semplicemente aprendo i cuori, agendo con amore verso il prossimo e restando umani.
Padre Giancarlo Maria Bregantini, si è rivolto con saggezza alla platea sollecitando tutti ad andare oltre la suggestione o l’indignazione del momento ed impegnandosi a replicare nelle aree interne e nei tanti borghi del Molise e del Mezzogiorno, ciò che è stato fatto a RIACE. Alcuni amministratori locali, cooperatori e volontari hanno menzionato diverse buone pratiche già realizzate in varie località della regione con risultati straordinariamente positivi per le dinamiche demografiche, socio-culturali, per la riapertura delle scuole e per una rivitalizzazione economica di quei borghi.
Il Segretario Nazionale della CGIL Giuseppe Massafra concludendo la manifestazione ha rilanciato il Modello di accoglienza umanitaria, inclusione e integrazione, sperimentato con successo a RIACE e in tante altre comunità italiane, soffermandosi sull’esperienza vissuta da adolescente in provincia di Taranto quando sbarcarono a Bari 20 mila albanesi agli inizi degli anni novanta. L’evento si è concluso in modo emozionante con il Segretario della Camera del Lavoro del Molise Paolo De Socio ed il Segretario Generale Abruzzo-Molise Carmine Ranieri che hanno consegnato a Mimmo Lucano al cospetto di una platea che applaudiva in piedi, la tessera onoraria della CGIL.
Per una sera, la soddisfazione di chi non si arrende alle politiche della paura, che anche in una piccola ed anonima città del Sud d’Italia come Campobasso era stato possibile scrivere una bella pagina di storia per guardare negli occhi il futuro con la fierezza di chi crede nei valori scolpiti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e nella Carta Costituzionale Italiana.
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