La mobilitazione del “Friday for Future/ Greta, il gretismo e il passaggio al “Friday for Present”
Come si fa a non essere affascinati da Greta Thumberg, quello scricciolo di teenager, che ogni venerdì mattina si accuccia al freddo e al gelo dinanzi al Parlamento svedese per esibire la sua piccola grande protesta ambientalista. E’ con questa nordica ostinazione che Greta si è conquistata sul campo l’icona mondiale dell’ambientalismo. Altro che Pippi Calzelunghe, come qualcuno l’ha chiamata.
W Greta, dunque, perché è a lei che dobbiamo le oceaniche sfilate giovanili che hanno attraversato gioiosamente le nostre città dandoci un segnale della consapevolezza acquisita dalle nuove generazioni sull’urgenza del problema planetario. Dopo questo primo Venerdì storico per la cultura ambientalista, dobbiamo aspettarci un impatto sui comportamenti istituzionali, collettivi e individuali partendo proprio dai giovani, dall’interno delle loro famiglie e. ovviamente, da se stessi (usando, ad esempio, borracce invece di bottigliette di plastica e bici invece di motorini). A Milano, dove il “Friday for Future” ha riscosso uno strepitoso successo, mi ha colpito un particolare di cronaca secondo cui al termine della chilometrica sfilata tutti i “Mac Donald” registravano lunghissime file di giovani. Chissà quante centinaia di Burger King ci sono voluti per sfamarli.
Ora, lungi dal voler convertire qualcuno alla religione vegana, ma teniamo a mente che le nostre singole scelte alimentari sono responsabili del 25 per cento d’impatto ambientale e che tutto ciò che portiamo in tavola ha un importante costo idrico: più di 15mila litri d’acqua per produrre un solo chilo di carne.
Dopo il gioioso Friday del 15 marzo, un sindacalista intelligente come Marco Bentivogli, ha voluto metterci in guardia dal pericolo di una retorica ambientalista e ha lanciato l’appello a “non regalare la terra agli ambientalisti fricchettoni”, che è un modo per raccomandare ai giovani di salvare Greta da un gretismo puramente declamatorio e a buon mercato. Benvenuti ad altri dieci, cento “Friday for Future” (possibilmente senza scioperi scolastici). Intanto però sforziamoci di praticare in privato altrettanti “Friday for Present”. E non solo il venerdì, giorno in cui non si mangia carne.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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