I diritti dei cittadini nelle aree interne del Molise
di Umberto Berardo
Sappiamo bene di essere ripetitivi, ma, se è vero che “repetita iuvant” (le cose ripetute aiutano), è davvero utile e ci auguriamo coscientizzante sottolineare ancora la situazione in cui vivono le popolazioni delle comunità delle aree interne del Molise. La qualità della vita della stragrande maggioranza della popolazione ha un livello davvero insostenibile al punto che i giovani non hanno mai chiuso la porta dell’emigrazione lasciando nei nostri borghi prevalentemente anziani.
Sul territorio, in cui pure molti come noi vivono per scelta, c’è una negazione pesante di diritti fondamentali quali quelli al lavoro, a livelli essenziali di assistenza sanitaria, a strutture formative in grado di produrre e trasmettere cultura, a una rete scolastica sicura e funzionale, ad arterie stradali percorribili, a sistemi decenti di comunicazione telematica, a servizi pubblici di assistenza per le fasce deboli della popolazione come sono ad esempio gli anziani e i diversamente abili.
Perfino l’ambiente, chiamato spesso in causa come uno dei volani fondamentali per il turismo, è completamente trascurato, come si evince ad esempio da molte zone dei tratturi non più percorribili perché invase da rovi, sterpaglie e rifiuti abbandonati lungo le scarpate dei quali nessuno più sembra preoccuparsi. Abbiamo diverse volte segnalato il disastro della rete stradale provinciale che vede talune arterie ormai chiuse da anni per frane sulle quali non vi è stato alcun intervento ed altre che per i pesanti dissesti rappresentano un vero pericolo per chi è costretto a percorrerle.
Ci sono borghi nei quali perfino la guardia medica notturna è posta a diversi chilometri di distanza e altri dove ormai mancano servizi fondamentali come quelli socio-culturali mentre quelli postali funzionano a giorni alterni. La medicina territoriale e i trasporti pubblici sono fermi nelle strutture e nei sistemi da più di un cinquantennio e non sembrano destinati nei prossimi anni ad alcuna forma di miglioramento. Per una qualsiasi banale necessità di carattere burocratico presso uffici dei capoluoghi provinciali un cittadino delle aree interne che intende usufruire dei mezzi di trasporto pubblico rischia di rimanere fuori casa quasi per l’intera giornata.
Per anni la Caritas Diocesana di Trivento ha rimarcato le difficoltà esistenziali nelle quali si dibattevano le popolazioni del Centro e Alto Molise cercando di sollecitare provvedimenti in merito da parte delle classi dirigenti della regione e sensibilizzando i cittadini a rivendicare migliori condizioni di vita. Ci sono stati anche momenti di protesta e di rivendicazioni, ma sono rimasti isolati e senza azioni di continuità. Da qualche anno sono nati comitati spontanei soprattutto per la difesa dell’Ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone come struttura di area disagiata e a Bagnoli del Trigno per sollecitare chi di dovere a garantire la percorribilità delle strade provinciali il cui stato di precarietà rischia addirittura a breve di isolare talune comunità o di obbligarle a percorsi di una lunghezza assurda.
Apprezzabile davvero chi si impegna in tale direzione ed ha la coscienza civica, la volontà e la perseveranza nel segnalare i problemi e nell’indicare le soluzioni più appropriate. Occorre in ogni caso, come è stato proposto anche in un’assemblea a Bagnoli del Trigno il 16 maggio, ricercare un maggiore coinvolgimento dei cittadini sulla complessità delle questioni che compromettono la qualità della vita su un territorio che la rende sempre più difficile. I sindaci fin qui scesi in campo per rivendicare la garanzia dei diritti fondamentali per le popolazioni delle aree interne del Molise sono finora molto pochi.
Vogliamo ad esempio ricordare a tutti che tra loro i presenti a Campobasso nella grande manifestazione del 18 maggio 2016 in difesa della sanità pubblica di qualità non arrivavano alle dieci unità mentre quelli che hanno risposto all’appello del comitato spontaneo di Bagnoli del Trigno per il miglioramento della rete stradale sono davvero esigui nel numero considerato che le questioni sollevate non riguardano un’area circoscritta, ma un territorio molto vasto.
Parliamo della posizione dei sindaci non per muovere critiche qualunquistiche che sono lontane dal nostro modo di pensare bensì per rimarcare che la loro figura può diventare sicuramente rilevante nell’affrontare e risolvere i problemi legati a una zona in forte difficoltà sul piano dell’esistenza delle popolazioni che la abitano. Di fronte al silenzio, a promesse dilatorie e soprattutto alla mancanza d’interventi per la soluzione delle questioni sopra sollevate noi francamente pensiamo che il tempo delle trattative possa avere un respiro ancora troppo corto o che addirittura stia per chiudersi.
Non si possono neppure accettare soluzioni parziali o rabberciate su problemi urgenti che richiedono interventi completi e risolutivi. Occorre finalmente con manifestazioni certo improntate al rispetto della legalità, ma dure e continue, imporre alle istituzioni preposte tempi definiti per intervenire nella soluzione non di uno, ma di tutti i problemi urgenti dell’intera area interna del Molise. Anche le fantomatiche commissioni che dopo anni dovrebbero ancora studiare le modalità d’intervento su problemi che invece richiedono solo volontà operativa ci appaiono come foglie di fico per prendere tempo.
Ogni amministratore, se vuole dimostrarsi veramente primo cittadino ed effettivo organo di governo della realtà locale, deve accettare la responsabilità di essere portavoce delle esigenze dei cittadini. Solo l’insieme dei sindaci può chiedere con forza e decisione ai Prefetti e alle classi dirigenti regionali e provinciali d’intervenire nella soluzione dei problemi delle aree interne i quali, vogliamo ribadirlo, non interessano solo la viabilità o qualche altro aspetto della vita della collettività ma il complesso delle condizioni esistenziali.
Ove dopo tali incontri non ci fossero provvedimenti risolutori nel giro di un lasso di tempo ragionevole e definito, è chiaro che l’unica alternativa non sono più la rinuncia al voto o altre forme di protesta, ma le dimissioni in blocco dei sindaci stessi come sola possibilità ultimativa per obbligare chi di dovere a livello locale e nazionale a responsabilizzarsi nella garanzia dei diritti soprattutto nelle aree disagiate della regione Molise. Non si deve trattare di una posizione provocatoria, ma di un atto politico di responsabilità rispetto alle popolazioni che votano i sindaci solo e unicamente perché ne rappresentino le istanze e contribuiscano a risolvere i problemi delle comunità.
Sappiamo bene in merito che gli appunti immediati saranno quelli sulla radicalità della proposta o viceversa sulla sua pura illusione utopica visto che il legame con il potere è difficilmente rescindibile per quasi tutti quelli che lo scelgono; vogliamo tuttavia rimarcare la necessità di posizioni finalmente efficaci per indicare con decisione atti e soggetti omissivi rispetto ai doveri sociali e politici perché in ogni caso si dovrebbe sentire la stanchezza di confronti fin qui inutili con le istituzioni e di azioni sterili di protesta considerato che in tal modo da anni non si riesce a tirare un ragno dal buco.
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