POLEMICHE/Il peggio, il meglio e il sesso degli angeli
Carissimo Paolo,
prima di ribattere alla tua replica, tengo a rilevare che, a prescindere dalle nostre rispettive e rispettabili opinioni, questo botta e risposta è per me una ventata di aria fresca e antica rispetto a certe odierne sbrigative modalità del dibattito mediatico e alla qualità di un giornalismo civile di cui si sta perdendo memoria.
Sarebbe bello infatti che i lettori si abituassero al gusto di polemiche ragionate e colgo anzi l’occasione per additare “Il Bene Comune” come unico punto di riferimento culturale di questa regione dove la stampa (e la politica) fa vivere inascoltate in un underground le tante intellettualità e competenze che sarebbero la linfa di sistema.
Detto questo, tento qualche breve controreplica sperando che essa stimoli ulteriori spunti di riflessione e nuovi interlocutori.
Non avevo dubbi (anzi ti stimo per questo) che tu stessi “dalla parte dei movimenti che lottano per una democrazia vera dove non sia il mercato a decretare vita e morte delle persone”, lotta che vivi “non con approccio ideologico ma come impegno materialissimo per cambiare radicalmente il mondo”. Per le orecchie di uno che a vent’anni aveva simpatie libertarie, questa è musica romantica. Ed è bello che tu stesso rivendichi con orgoglio questo “romanticismo”.
Come sempre sai scovare le citazioni. A parte Lenin, non certo un esempio “evergreen” della tua amata “democrazia vera”, tu citi Gramsci per rimproverarmi di “attraccare al porto del meno peggio” e di cadere quindi nella “trappola del male minore che inchioda al peggio”. (Per intenderci: Male minore = PD)
Ebbene si. Sono troppo vecchio per mettermi a fingere di non essere caduto nella trappola del “peggio” e di aver perso la tua romantica purezza ideologica.
Tuttavia ho dalla mia parte una scusante non proprio marginale, anzi cruciale: per me il peggio del peggio del peggio è la destra nella cui trappola non è caduto solo il M5S, che sarebbe il meno, ma il nostro Paese, che è un fatto terribile anche per intrappolati e per romantici.
Tutto il resto è sesso degli angeli.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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