Il piacere della polemica/Aiuto, non lasciateci soli

di Giuseppe Tabasso

Caro Paolo,
Rieccoci alla replica (tua) e alla controreplica (mia). OK. Ma possiamo andare avanti a controreplicarci a vicenda?
A questa nostra singolar tenzone “Vecchio vs Giovane” io ci sto, temo molto però che finiremmo col cadere fatalmente in una spirale di onanismo verbale fine a se stesso.
Non lo dico certo per gettare la spugna. Anzi per andare avanti ma a un patto: che qualcuno si unisca a noi innanzitutto per stimolarci, azzittirci, strapazzarci e infine per prendere il nostro posto arricchendo di contenuti questa nostra polemica su come affrontare, da sinistra o da destra, una deriva gravissima di questo nostro Paese che si alimenta nel circolo vizioso dell’indifferenza, dello scetticismo, dell’astensionismo e del disimpegno.

Stiamo parlando di una polemica, mediaticamente inedita dalle nostre parti, avviata tra un giovane che sogna un triplo salto mortale: cambiare il mondo e salvare la società con romantico ”impeto e assalto” (non dico “Sturm und Drang” se no mi si prende per radical-chic). E il sottoscritto, un vegliardo illuminista, confuso e impaurito di tutto, del debito, della tecnologia, della demografia e perfino che gli tolgano la democrazia che il fascismo gli negò fino all’età di 18 anni.

Noi possiamo pure insistere a incrociare civilmente le nostre penne, ma credo di poter rivolgere anche a nome del mio giovane contendente, più che un appello, una preghiera, un caloroso invito a chiunque, a qualunque titolo, voglia aggiungersi a noi per dar voce a una propria etica della convinzione.
Anche in poche righe, magari disertando l’effimera caducità dei social.

Giuseppe Tabasso362 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

1 Comment

  • Maria Giuseppina Fusco Reply

    20 Giugno 2019 at 13:37

    • Poche righe, d’accordo, e giusto per non lasciarvi soli. Non mi è facile, perché le cronache contemporanee rafforzano la mia aspirazione alla clausura se non addirittura al letargo. Da settimane infatti non scrivo una parola ‘politica’ su FB. Ieri una compagna (una di quelle che hanno percorso la via crucis dell’”Italia bene comune”, hanno coltivato illusioni nel pd, hanno poi appoggiato LeU e, insomma, hanno trangugiato l’amaro calice fino in fondo…) mi ha fatto ridere con un suo post in cui diceva che se avesse dovuto fare il gioco della torre, tra pd e 5*, lei dalla torre avrebbe buttato giù il pd. Anch’io, anch’io!, le ho commentato. Ed è la stessa cosa che dico ora. Ma non mi muove l’etica della convinzione, che per altro io continuo a chiamare “etica dei princìpi” (Gesinnungsethik) e che ho sempre cercato di intrecciare e connettere con l’“etica della responsabilità” (Verantwortungsethik). È l’etica della responsabilità che mi ha indotto a dare il mio voto nelle recenti amministrative al dott. Gravina, perché, come dice con chiarezza Paolo Di Lella, “ha rappresentato l’opzione più avanzata dal punto di vista dell’interesse pubblico”, in particolare per la possibilità, che emerge dai comportamenti sin qui tenuti, di contrastare “ il deperimento dello spirito di cittadinanza” e di riattivare “nei campobassani il desiderio di contribuire attivamente all’amministrazione della città”. Nella precisa sottolineatura che fa di queste legittime aspettative il Di Lella si qualifica non come “un giovane che sogna un triplo salto mortale: cambiare il mondo e salvare la società con romantico ”impeto e assalto”, ma come un attento e persino cauto interprete della situazione concreta, concretamente vagliata attraverso l’esame delle forze in campo e delle loro dinamiche reali.

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