Sanità in rosso

Francesco Manfredi-Selvaggi

Il deficit finanziario ha determinato il commissariamento da parte dello Stato del settore sanitario molisano per ridurre il disavanzo.

Gli sforzi che si stanno profondendo per ridurre il deficit finanziario in campo sanitario, nel lungo periodo saranno vanificati da una pluralità di fattori. Il primo di questi è l’invecchiamento della popolazione e, lo si sa, le persone anziane hanno bisogno di più cure. Il secondo è che le aspettative di migliori condizioni di salute da parte dei cittadini sono cresciute pur rilevando la contraddizione tra questa ricerca del benessere e il permanere, a volte, di stili di vita non congrui con tale obiettivo, vedi il fumo, la scarsa propensione agli esercizi fisici, il consumo di alcol, l’obesità, ecc..

Il terzo è l’evoluzione tecnologica che segue forti avanzamenti delle scienze mediche con conseguenze di vario tipo, da quella della sempre maggiore specializzazione nell’attività dei sanitari, tanto per la diagnostica quanto nel settore terapeutico, a quella del rinnovamento delle attrezzature biomedicali che diventano in modo veloce obsolete e che, essendo molto sofisticate sono assai costose. A ciò andranno aggiunte le spese per la ristrutturazione o sostituzione edilizia trattandosi, i nostri, di nosocomi che cominciano già oggi a essere datati.

Occorre, poi, aggiungere le risorse che si dovranno impegnare, pur se non imputate al fondo sanitario, per ridurre l’inquinamento dell’ambiente che compromette la salubrità specie degli agglomerati urbani e che, se non si fa nulla per bloccarlo, è destinato ad aumentare. La spesa sanitaria, va specificato, non si esaurisce con quella che grava sul bilancio pubblico perché vi è pure quella che affronta il cittadino con la corresponsione del ticket e con l’aliquota maggiorata dell’IRPEF e quella che le persone decidono di pagare interamente di tasca propria, in gergo out of pocket, come, per esempio, le cure odontoiatriche; quest’ultima tipologia di spesa ammonta a circa il trenta per cento di quanto complessivamente si spende per la salute.

Nella contabilità delle Regioni la voce «sanità» rappresenta quasi il settanta per cento del globale delle uscite e, pertanto, è il capitolo di spesa di gran lunga più consistente. Il disavanzo che registra la nostra Regione per quanto riguarda la sanità è un grosso problema in assoluto, ma che potrebbe accentuarsi qualora entri in vigore il feudalismo fiscale. D’altro canto lo Stato fatica a colmarlo perché è vincolato all’obbligo della stabilizzazione comunitaria del rapporto tra spesa sanitaria e PIL, rapporto che dovrà raggiungere e uguagliare i valori medi europei.

Lo strumento principe messo in campo dal Governo per tentare di abbassare il deficit in materia sanitaria del Molise (insieme a poche altre) è quello del commissariamento della gestione della sanità. Questa formula non è indolore sia perché vi è una compressione dell’autonomia regionale sia in quanto fa scattare l’incremento delle aliquote dell’Irpef e dell’Irap. Fino all’ultima tornata elettorale è stato sempre nominato quale commissario il Presidente della Giunta Regionale, affiancandogli però un sub-commissario il che rendeva quella molisana un’amministrazione sorvegliata.

Qualora il presidente-commissario si fosse dimostrato inadempiente lo Stato avrebbe fatto ricorso ad un commissario esterno in sua sostituzione. Non è stato, però, l’applicazione di questa norma a disautorare il Governatore dal ruolo di commissario, bensì un diverso tipo di valutazione da parte dell’amministrazione centrale che il doppio ruolo di presidente e commissario avrebbe determinato un conflitto d’interesse, o meglio di incarichi. È un commissario ad acta e gli “atti” cui è preposto sono la predisposizione prima e in seguito l’attuazione del Piano di Rientro del deficit, sinteticamente, sanitario.

Tale Piano assomiglia tanto ad un programma di ristrutturazione industriale per un’azienda in crisi e come succede per le imprese in passivo si interviene tagliando le spese che si considerano non essenziali, in primo luogo. Garantendo, comunque, il soddisfacimento dei bisogni i quali, però, non vengono calcolati sulla base delle esigenze che si vanno affermando e che diventeranno sempre più pressanti in un prossimo futuro, di cui si è discusso all’inizio, bensì di quelli che si sono manifestati in passato, anch’esso prossimo, per l’assistenza sanitaria.

Le necessità di cura secondo, questo criterio sono difficili da stimare in quanto i dati sulle patologie che hanno interessato la cittadinanza molisana (e non solo quella) non sono completi; inoltre indicatori capaci di tradurre in oneri economici lo stato di morbosità non sono del tutto attendibili e unicamente per le malattie per le quali si è fatto ricorso all’ospedalizzazione è possibile definire degli indici come quello del tasso di ricovero. La misura di contenimento della spesa che si adotta sempre per prima è quella della riduzione del personale che oggi non è praticabile poiché l’organico, innanzitutto quello medico e infermieristico, è ormai ridotto all’osso tanto che si è pensato per colmare le carenze di fare ricorso al richiamo degli specialisti andati in pensione.

Né si può eliminare alcuna parte dell’apparato, per assurdo i Distretti, essendo vincolati al rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza i quali si rivolgono pure alle risorse organizzative strumentali all’erogazione delle prestazioni sanitarie, oltre, ovviamente, alle prestazioni stesse. L’attenzione per le cure da dispensare, addirittura, appare essere in secondo piano nei confronti di quella per l’organizzazione dei servizi. Si intuisce nella disciplina dei LEA la consapevolezza che senza una adeguata disponibilità di mezzi, i quali sono le articolazioni funzionali della sanità, non si è in grado di assicurare la salute della comunità.

Gli adempimenti dei LEA sono obbligatori per cui essi costituiscono la soglia di spesa sotto la quale non si può scendere nel Piano di Rientro, è bene riaffermarlo. I LEA sono fissati dall’autorità governativa previo il conseguimento della condivisione delle Regioni e pure se non comprese nei LEA al livello nazionale si definiscono una serie di indirizzi, alla stregua di linee guida per le attività sanitarie le quali fissando per esse standard più elevati si traducono anch’essi in maggiori costi che evidentemente incidono sul disavanzo; essi vanno dai percorsi diagnostico-terapeutici per un sempre maggior numero di stati patologici (nel Molise ve ne sono ancora pochi), alla riduzione dei tempi di attesa come è successo di recente, alla prevenzione del rischio clinico, fino ai criteri per valutare i macchinari biomedicali da acquistare, punto questo che può rivelarsi un vantaggio per le casse regionali in quanto consente di spendere in maniera più oculata e per quanto riguarda le liste d attesa ne traggono benefici i portafogli di chi per non aspettare avrebbe fatto ricorso a prestazioni private.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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