All’inizio di un nuovo anno scolastico

di Umberto Berardo

A settembre, in date diverse a seconda delle regioni, inizia in Italia il nuovo anno scolastico. Proviamo a fare in qualche modo il punto sul sistema scolastico italiano. Il compito dell’educazione e dell’istruzione è affidato dall’art. 30 della nostra Costituzione anzitutto alla famiglia, mentre nei successivi articoli 33 e 34 si definiscono le norme e i diritti alla frequenza delle scuole fino ai gradi più alti degli studi. Le agenzie educative e istruttive di cui disponiamo nella società odierna sono tante, ma è indubbio che quella formativa per eccellenza è la scuola.

Ci sono Paesi in cui il diritto allo studio ancora oggi non è garantito a tutti per legge e altri, compresa l’Italia, nei quali la dispersione e l’abbandono scolastico lo rendono ancora precario. Il dato più preoccupante del nostro Paese è la continua diminuzione della popolazione scolastica. Con la legge n. 9 del 1999 abbiamo provato a portare l’obbligo scolastico a dieci anni anche se gli ultimi due poi sono stati resi spendibili ugualmente nei corsi di formazione professionale. L’adempimento dell’obbligo è finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale.

È chiaro che un tale diritto non può essere solo affermato per legge, ma va reso concreto rimuovendo, come afferma l’art. 3 della stessa Costituzione Italiana, “gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Gli ultimi governi non hanno seguito tale direzione perché i tagli per l’istruzione sono stati davvero pesanti e c’è quindi l’urgenza di rifinanziare in modo massiccio scuola e università per aumentarne l’efficienza. Di sicuro l’istruzione e l’educazione sono un bene fondamentale non solo per la formazione culturale, psicologica, civile e sociale, ma rappresentano anche un vantaggio per l’intera società che può svilupparsi in modo ottimale.

Se l’analfabetismo in Italia dal 1901 è passato dal 48,5% al 1,7% , è evidente che la scuola ha giocato un ruolo importante nell’aiutare non solo i ragazzi più poveri ma anche quelli svantaggiati ad acquisire un buon livello culturale, conoscenze specifiche, abilità logiche e tecniche ma anche spirito critico e capacità di giudizio. Ciò nonostante i problemi sono ancora tanti. Tra i Paesi dell’OCSE il 26% dei giovani tra 18 e 24 anni non lavora, non studia e non frequenta un corso di formazione professionale; anche il numero dei cittadini con diploma di scuola secondaria superiore è basso con una percentuale del 60,9% e in ogni caso sotto la media europea che è del 77,5%.

I gradi più alti dell’istruzione sicuramente non sono garantiti a tutti in egual maniera considerato che l’Italia per numero di laureati è al penultimo posto nell’Unione Europea seguita solo dalla Romania. Da noi i laureati maschi tra 25 e 34 anni sono solo il 20% mentre tra le donne della stessa fascia di età si arriva al 33%. La rete scolastica malauguratamente non garantisce eguali condizioni di studio su tutto il territorio nazionale e, manco a dirlo, le zone più svantaggiate sono le aree interne. Purtroppo le ultime riforme scolastiche hanno a nostro avviso ridimensionato parecchio la gestione democratica della scuola e per certi aspetti anche la libertà d’insegnamento.

In tale direzione occorre davvero una mobilitazione capace di ridare senso e potere decisionale agli organi collegiali piuttosto che ai dirigenti scolastici. Necessita poi che si eviti il pericolo, insito nella richiesta di autonomia differenziata, di regionalizzare il sistema scolastico scambiando autonomia con localismi lontani dagli standard formativi di livello nazionale. La scuola italiana ha bisogno ancora a nostro avviso di migliorare l’offerta formativa in più direzioni. Il piano del sapere contenutistico, le strutture tecniche e scientifiche, ma anche i profili metodologici del sistema educativo vanno organizzati in maniera da garantire agli studenti una formazione il più possibile piena ed articolata.

Al di là della sciagurata idea di abolire l’educazione civica da tutto il percorso scolastico oggi nella scuola va al contrario notevolmente migliorata la formazione alla cittadinanza, ma va introdotta anche quella affettiva e sentimentale fornendo contesti positivi di relazioni in grado di aiutare i ragazzi a migliorare l’autostima ed a costruire la propria identità. Contiamo presto di approfondire la riflessione al riguardo perché ci sembrano aspetti fondamentali del processo educativo. A parte il piano cognitivo va curato indubbiamente la sperimentazione e il rafforzamento delle abilità personali costruendo in tutti la libertà di pensiero e lo spirito critico.

Rifugiarsi unicamente nella trasmissione dei dati culturali è davvero limitativo. La scuola ha anche una funzione educativa alla quale non può rinunciare. I docenti allora non possono ignorare la qualità della loro relazione con gli studenti come animatori e guide del processo cognitivo, ma anche nella funzione di facilitatori della loro crescita sul piano affettivo e relazionale perché possano diventare cittadini consapevoli, responsabili, onesti ed attivi. Nella coesistenza e spesso nella sovrapposizione di diverse e molteplici agenzie di comunicazione oggi diventa fondamentale per la scuola il coordinamento degli interventi educativi e l’azione di filtro critico per evitare disorientamento e dipendenza.

Infine l’azione più importante degli insegnanti ci sembra quella di maturare nei giovani la necessità del long- life learning ovvero dell’educazione permanente. Dopo i nostri trentasei anni da educatori nella scuola, crediamo di sapere le cose più importanti da augurare a docenti e alunni. Si tratta dell’interesse e della passione che costituiscono il vero lievito per animare e far crescere il lavoro di ricerca e la maturazione della personalità. È questo l’augurio sincero che rivolgiamo agli studenti e ai tanti insegnanti che con abnegazione e competenza consentono ai primi di diventare donne e uomini maturi.

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